Il successo di Mariano Rajoy che ha salvato l'economia spagnola dalla catastrofe

Fino a pochi mesi fa sembrava che la Spagna dovesse precipitare in un baratro, quello del default. Tutti dipingevano scenari cupi per un'economia che aveva vissuto 8 anni di totale follia, in cui lo Stato aveva speso a piene mani e aveva anche incentivato i cittadini a farlo senza criterio.
Tutti pensavano che la Spagna dovesse fare come minimo la fine della Grecia, dove sono costretti a tagliare gli alberi dei parchi nazionali per riscaldarsi visto che non possono permettersi di comprare il gasolio.
Ma la Spagna ha avuto la fortuna di far salire al governo una classe politica finalmente serie e preparata nel momento più duro della crisi.
Il premier Rajoy ha dovuto superare ostacoli anche ardui, come la protesta violente organizzata da sindacati e facinorosi che avevano tutto l'interesse a fomentare la crisi, piuttosto che a risolverla.
La politica del premier popolare si è basata su dolorosi tagli ai servizi inutili (ospedali in paesini sperduti che rimanevano sempre vuoti, per esempio) e con molto più dolorosi aumenti delle tasse.
Grazie anche all'aiuto dell'Europa, che si è fatta carico del disastro lasciato da Zapatero per quanto riguarda il sistema bancario, la Spagna finalmente vede la luce della fine della crisi o almeno della sua fase più acuta.
Attualmente non solo il default della Spagna è scongiurato ma addirittura la Spagna inizia anche a guadagnare competitività: sta riducendo il suo gap nei confronti della Germania e sta prendendo il volo rispetto all'Italia.
Come ha fatto il premier spagnolo a rilanciare in questo modo l'economia? Semplice, ha riformato il diritto del lavoro che già originariamente più flessibile di quello italiano, è diventato ancora più adatto a cogliere e vincere le sfide dell'economia mondiale.
La Spagna sta per prendere il volo, il PIL sta per ripartire. L'Italia invece resta a guardare: sarebbe molto semplice copiare le ricette di Madrid, ma in Italia non c'è nessun politico che riesca ad avere il coraggio di fare riforme vere, anche quando porterebbero benefici immensi per tutta la collettività.